le désagréable burionì

le_figaro giornale francese
Condividi questo articolo
Share

Le désagréable Burionì

In Francia

“Mentre in Italia si permette a persone incompetenti e maleducate di offendere gli omeopati e farla franca, in Francia i medici che insultano e diffamano l’Omeopatia e chi la pratica vengono sanzionati per palese violazione del codice deontologico. Addirittura ad un primario di P.S. dell’Ospedale di Saint Denis, tal dott. Mathias Wargon, oltre alla sanzione, è stato impedito di ricoprire incarichi nel Consiglio Nazionale dell’Ordine dice il dott. Francesco Marino presidente per l’Italia della LMHI (Liga Medicorum Homeopathica Internationalis).

la notizia è stata pubblicata sul giornale francese Le Figaro pochi giorni fa.

In Italia

In Italia, invece, Roberto Burioni si può permettere, in barba all’articolo 57 del CODICE DEONTOLOGICO DEI MEDICI, di offendere e insultare un Presidente di Ordine, 8000 medici iscritti nei registri delle Medicine non Convenzionali degli Ordini dei Medici italiani oltre ai 10 milioni di italiani che si curano con l’omeopatia senza ricevere alcuna sanzione dall’Ordine di Pesaro dove lui è iscritto.

Il litigio con Salvo Di Grazia

Ormai la sua aggressiva e sussiegosa altezzosità sta facendo calare il suo share e la sua credibilità mediatica e la sua litigiosità l’ha portato persino a entrare in conflitto con il suo omologo omeofobo Salvo DiGrazia di Medbunker dandogli del ginecologo di provincia con l’hobby della virologia e del Leonardo da Vinci incompreso.

Forse troppi galli nello stesso pollaio?

L’esperienza dice che anche il più aggressivo dei galli però, prima o poi, trova la sua faina.

Art. 57 Rispetto reciproco

Il rapporto tra i medici deve ispirarsi ai principi del reciproco rispetto e della considerazione della rispettiva attività professionale…. Il contrasto di opinione non deve violare i principi di un collegiale comportamento e di un civile dibattito. .

Il commento di approfondimento a questo articolo è più esplicito:

Un aspetto importante è costituito dal rispetto delle altrui opinioni professionali che possono non collimare fra colleghi. Tali divergenze non devono mai divenire occasioni di attrito di carattere personale, ma devono, anzi, costituire opportunità di confronto civile di opinioni.

Diversi approcci alla malattia

L’attività professionale medica, pur essendo ormai basata su elementi di scientificità, può non sempre comportare una sola soluzione e un solo corretto approccio alla malattia. Tale momento di confronto è particolarmente stimolante in quanto permette ai colleghi di confrontare, con il necessario rispetto reciproco, le rispettive esperienze arricchendosi vicendevolmente.

Il controllo degli Ordini dei Medici

A quando una maggior determinazione da parte degli Ordini Italiani deputati al controllo e sanzionamento di questi comportamenti reiterati e consolidati da parte di singoli medici che, da improvvisati tuttologi senza competenza, fanno affermazioni antiscientifiche offendendo la professionalità di migliaia di colleghi?

Condividi questo articolo
Share

2 commenti su “le désagréable burionì

  1. L’attività del Roberto Burioni & Co. dovrebbe essere oggetto di denuncia per diffamazione a mezzo stampa da parte dell’Associazione dei Medici Omeopatici ed anche dell’Associazione dei Pazienti Omeopatici. Anche l’ordine dei medici italiani dovrebbe intervenire su questa sconcertante vicenda. Sopportare continue diffamazioni senza alcuna possibilità di difesa e di contradditorio negli organi di stampa, è avvilente.

    1. fondo di Travaglio su burioni
      mercoledì 26/02/2020
      Burloni
      di Marco Travaglio

      Ho sempre sparlato di fior di politici, di imprenditori e di manigoldi, spesso aiutato dal fatto che le tre categorie coincidevano, e non ho mai avuto paura di loro. Nemmeno quando mi facevano (e mi fanno ancora) recapitare dal postino simpatiche buste verdi con citazioni per danni milionari. Confesso invece di nutrire un sacro terrore per il professor Roberto Burioni, anche soltanto a nominarlo. Non tanto perché, con tutto quel che avrebbe da fare, trova sempre il tempo di ritwittare i complimenti che gli fanno i suoi fan. Ma anche di stanare e insultare chiunque, sull’orbe terracqueo, polemizzi con lui, o non gli obbedisca, o non gli riservi gli ossequi dovuti, o semplicemente si permetta di non chiamarsi Roberto Burioni: sia esso ministro, politico, cattedratico, virologo, passante, fragolina83, gattino17, novax68. Quanto perché si è (o l’hanno) convinto che la sua indubbia competenza in materia biologico-virologico-infettivologica gli conferisca il diritto di brutalizzare chiunque osi contraddirlo in base all’assioma “la Scienza non è democratica”. Che potremmo tradurre nel classico “io so’ io e voi nun siete un cazzo”. Ai tempi del decreto Lorenzin, per esempio, scoprimmo all’improvviso che ai bambini andavano iniettati 12 vaccini in una botta sola: e guai se qualcuno osava obiettare che forse erano troppi. “Vade retro, No Vax!”. Poi lo stesso decreto scese a 10: buon peso, saldo di fine stagione. Ma era sempre la Scienza, notoriamente non democratica, a non sentire ragioni: né sui 12 né sui 10. Lo Scienziato Unico invocava (e spesso otteneva) l’immediata espulsione dall’Ordine dei medici e dal consesso civile di chiunque, anche con tanto di cattedre, lauree e master specialistici, osasse timidamente proporne 9, o 6, a riprova del fatto che la Scienza è una cosa seria, ma non una cosa sola: esistono financo scienziati che la pensano diversamente fra loro, anche se l’unico titolato a fregiarsi del titolo è ovviamente Lui. Un giorno, a corto di No Vax da mettere in riga, decise di mitragliare le racchie: “Quando in giro vedo una donna brutta la guardo sempre con attenzione. Nel 99,9% dei casi mi rendo conto che se si curasse, se dimagrisse e via dicendo non diventerebbe bella, ma certo di aspetto non sgradevole. Una volta che si è non sgradevoli la partita è aperta. Fidatevi”. Mancò poco che annunciasse l’undicesimo vaccino obbligatorio contro la racchiaggine, da prevenire fin dall’infanzia. Il suo congenito renzismo gli risparmiò l’accusa di sessismo, che per molto meno i renziani distribuiscono a piene mani per zittire chi osa criticare una loro suffragetta perché fa o dice scemenze.

      In realtà la boria un po’ burina di Burioni è un preoccupante indice di insicurezza: chi è sicuro di sé dice ciò che sa e pensa argomentandolo, non imponendolo come Scienza infusa. Soprattutto se polemizza con altri scienziati che, per quanto possa apparirgli bizzarro, sono al suo stesso livello: tipo la virologa dell’ospedale Sacco di Milano, maria Rita Gismondo che, invece di burioneggiare, invita alla calma contro l’isteria dominante facendo notare che non c’è nessuna “pandemia”, ma solo una “follia” collettiva, visto che “la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno e per Coronavirus 1”. E subito il borioso Burioni la degrada a “signora del Sacco”, ma solo per gentilezza: “signora sostituisce un altro epiteto che mi stava frullando nelle dita”. Che amore. Pare quasi che la Scienza Unica buriona venga sminuita dallo scarso numero di vittime da Coronavirus. E che, se defunge così poca gente, lui viva la cosa come un affronto personale. Ma dovrà farsene una ragione, almeno finché non troverà centinaia di volontari disposti a defungere per consentirgli di ripetere i suoi due refrain: “Avevo ragione io” e “Io l’avevo detto”. Che poi l’avesse detto, è tutto da vedere. Il web, impietoso, conserva un tweet di Che tempo che fa con una sua dichiarazione, al solito stentorea e definitiva, del 2 febbraio 2020: “In Italia il rischio è 0. Il virus non circola. Questo non avviene per caso: avviene perché si stanno prendendo delle precauzioni”. Ora che il virus è circolato eccome malgrado le precauzioni, dovrebbe ammettere che non aveva ragione lui, non l’aveva detto lui e sbaglia anche lui. Per fortuna la Scienza non è lui (senza offesa), altrimenti la Scienza diverrebbe democratica, oppure sarebbe addirittura la Scienza a sbagliare.
      Quindi è molto meglio, per il buon nome della Scienza, tenerla ben distinta da Burioni. Onde evitare di coinvolgerla nelle epiche figuracce che va spargendo in giro. Tipo domenica a Che tempo che fa, dove il vero virologo pareva non lui, ma Fazio, costretto a correggere continuamente gli svarioni dello Scienziato. Si parlava del classico infettato dal Coronavirus che non sa di averlo, o perché pensa all’influenza o perché è asintomatico. Un dialogo degno del teatro dell’assurdo, o di Comma 22. Fazio: “Cosa bisogna fare?”. Burioni: “Allora noi cosa dobbiamo fare? Prima di tutto, nel momento in cui ci accorgiamo che questa persona è malata…”. F: “Se ne accorge lui, in realtà…”. B: “Se ne accorge in realtà il medico che gli fa il tampone”. F: “Se va dal medico…”. B: “Deve andare dal medico!”. F: “Eh no, non deve andare dal medico!”. B: “Giusto, dev’essere il medico che va da lui”. Nemmeno Ionesco avrebbe saputo inventare di meglio. Fino a domenica si pensava che Burioni fosse uno scienziato in dissenso – malgrado lo ritenga inconcepibile – con altri scienziati. Ora invece serpeggia un dubbio inquietante, incrementato dal suo tweet di ieri, in piena emergenza virus, di tema pallonaro: “Se mi danno pieni poteri, come prima cosa sciolgo l’As Roma”. Ecco, non sarà che lo Scienziato Unico è solo uno che ci prende per il culo? Non si chiamerà Burloni?

      © 2020 Editoriale il Fatto S.p.A. C.F. e P.IVA 10460121006

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *