Evoluzione di un omeoscettico

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in risposta alla crociata contro l’omeopatia 
Leggendo i commenti al mio precedente articolo sulla crociata contro l’omeopatia mi sono trovato nella necessità di rispondere ad una serie di quesiti spontanei. Cosa muove una persona in una crociata contro qualcosa che non lo disturba direttamente, che ha finalità positive ( la cura delle persone) e che non incide sui conti della comunità? Cosa spinge una persona al risveglio ad impiegare il proprio tempo e le proprie energie invece che a costruire, a distruggere, ad infangare e a ridicolizzare qualcosa anche se la tendenza generale è indirizzata al suo riconoscimento? Spirito da “bastian contrario”, amore per il contraddittorio, ricerca di visibilità o di distinzione, paura per il cambiamento? Forse costoro hanno tanto tempo a disposizione e non sanno come impiegarlo o hanno interessi economici che vengono intaccati dal mutamento di pensiero riguardo alla salute e alla malattia che gradualmente ma inesorabilmente sta avvenendo nella società? Non lo so! Sta di fatto che mentre visito ed ascolto i miei pazienti, cercando con loro una risposta alle patologie, dolori, disagi, c’è qualcuno che medita come screditare ed offendere questa attività e quella di altri 11999 altri miei colleghi italiani che, come me, credono che avere a disposizione, oltre alla medicina convenzionale, anche altri approcci terapeutici sia una risorsa da sostenere.
Non trovando risposta a questi quesiti ho provato a ripartire dall’inizio, da quando cioè anche io ero un dubbioso omeoscettico e ho cercato di ripercorrerne le tappe del mio percorso. All’inizio più che “omeoscettico” ero “omeoignaro” in quanto, all’epoca, l’omeopatia non era quasi citata e praticamente nessuno sapeva cosa fosse. La scoperta di una possibile alternativa alla visione meccanicistica della medicina moderna e la possibilità di trovare un farmaco più personalizzato, più individualizzato mi affascinò moltissimo e mi incamminai nel mondo inesplorato dell’omeopatia. L’aspetto che mi colpì di più fu la scoperta del passato glorioso che aveva la medicina omeopatica e quanto si fosse diffusa nel mondo e quanto lo fosse ancora, mentre all’epoca (fine anni 70) in Italia fosse relegata a poche piccole realtà locali. Lo studio e l’esperienza diretta sui miei pazienti fu ciò che gradualmente mi convinse della bontà della tecnica e del messaggio davvero innovativo della stessa. Il resto fa parte della mia vita e della soddisfazione nel riuscire spesso a guarire chi non ha avuto benefici con la medicina convenzionale o che non la può assumere per allergie ai farmaci.
Il passo successivo è stato quello di approfondire il significato dello scetticismo nel mondo scientifico.
La definizione che convenzionalmente viene data al termine “scetticismo scientifico” è l’espressione di un atteggiamento critico analitico, che si propone di vagliare attraverso un atteggiamento dubbioso, tutto ciò che pretende di avere una dignità scientifica senza avere avuto una conferma dal metodo sperimentale. Pertanto l’evidenza empirica viene ritenuta la strada regia per validare qualsiasi affermazione in campo scientifico. La storia della scienza ci insegna che ogni stravolgimento radicale di un vecchio paradigma comporta uno scontro tra il nuovo e lo scetticismo e la prudenza, legati al vecchio paradigma da posizioni di conservatorismo e di difesa di feudi scientifici. Questa resistenza al nuovo tende a non riconoscere, attraverso posizioni aprioristiche, la validità del nuovo paradigma, perché ciò potrebbe compromettere interessi economici, metodologie tecnologiche consolidate nonché carriere e ruoli di potere. (l’esempio della teoria della relatività di Einstein e della meccanica quantistica di Heisenberg sono emblematici).
Molti scienziati sono stati tacciati di ciarlataneria pur avendo aperto la strada a scoperte che hanno cambiato la storia dell’uomo. Spesso anche di fronte alla evidenza più schiacciante gran parte dei sostenitori del vecchio paradigma hanno continuato a manifestare il loro scetticismo pregiudiziale perseverando nella vecchia visione del mondo tanto che questa realtà ha portato il fisico Max Planck a sostenere, nel libro The Philosophy of Physics che : « nessuna importante scoperta scientifica riesce a penetrare gradualmente nella mentalità scientifica diffusa: accade ben di rado che Mario diventi Marco. Più semplicemente, accade quasi sempre che i sostenitori della teoria precedente, ad uno ad uno, muoiano, e che le successive generazioni crescano già nella prospettiva nuova, che perciò sembrerà loro familiare, senza alcuno sforzo”. ».
Pertanto teoricamente di delineano due tipologie di evoluzione dello scettico scientifico: la prima impersona colui che di fronte a una evidente dimostrazione scientifica o a interessanti iniziali dimostrazioni di validità di una idea davvero innovativa si pone nella condizione di “possibilismo” che spazza via ogni condizione di aprioristico scetticismo ed, incuriosito, si mobilita per partecipare alla indagine sperimentale del nuovo paradigma consapevole che la nuova verità lo sarà in modo momentaneo fino al momento in cui un’altra verità non la sostituirà. Così succede nel mondo scientifico.
La seconda si esprime attraverso un soggetto che manifesta una sorda e ferrea resistenza al nuovo attraverso ogni stratagemma comunicativo con l’attaccamento al potere che si spaccia per scetticismo ma che in realtà è puro conservatorismo in quanto rifiuta di vedere l’aspetto positivo e innovativo di una teoria anche dopo che essa sia stata provata. Spesso psicologicamente questi soggetti riflettono un disperato bisogno di certezze per proteggere un io, tendenzialmente fragile, da possibili cambiamenti che potrebbero turbarli. La figura dello scettico statico che non evolve ha poco senso o per lo meno è da considerarsi ai limiti di un quadro patologico. Si possono identificare in una immagine di “fondamentalismo ideologico” dove alla Bibbia o al Corano o altro libro sacro si sostituisce Medline.
La storia della medicina omeopatica è costellata di scettici del primo tipo come il dott. Costantin Hering che ebbe l’incarico dalla sua Associazione Medica di scrivere un libro contro l’omeopatia, ma dopo averla studiata a fondo per trovarne i punti deboli si rese conto del valore dei contenuti e decise di sperimentare alcuni rimedi: da qui il convincimento della validità dell’asserzioni di Hahnemann. Così si dedicò al suo studio e alla sua applicazione per l’evidenza dei risultati clinici e per il tessuto teorico davvero innovativo che la medicina dell’epoca non aveva.
Sia la medicina cinese, che quella omeopatica hanno una visione più complessa e integrale della patologia e non separano l’aspetto mentale, emotivo, psicologico da quello fisico vedendone due lati della stessa realtà inscindibili. Il tentativo della medicina biologica di ridurre il tutto ad un elenco di parti sempre più indagabili e modificabili si è scontrata con la complessità dell’organismo umano che non è mai la somma delle sua parti ma una unita psicofisica complessa che si nuove nello spazio e interagisce con il mondo esterno in un divenire continuo con una relazione tra le sue parti che fa si che tutti gli organi ne partecipino collegialmente.
La medicina omeopatica ha accumulato in 200 anni grandi quantità di risultati clinici che solo recentemente sono stati messi al vaglio della metodologia sperimentale attraverso modelli che non si adattano al modello clinico omeopatico che si fonda sull’individualità di ogni soggetto e che pertanto la valutano in modo inadeguato e parziale. Pertanto i risultati saranno tendenzialmente sempre scarsi.
Leggo su Wikipedia: “La differenza tra la scienza e le pseudo-scienze, è che il metodo scientifico permette infine, attraverso la ripetizione degli esperimenti, l’accoglimento delle nuove teorie e la sconfitta degli “scettici” (ovvero dei conservatori), mentre le pseudo-scienze, che non si sentono obbligate a dimostrare quanto affermano, possono rimanere invariate anche per millenni nonostante sia cambiato completamente il campo che affermano di studiare.”
L’omeopatia viene tacciata di pseudoscienza dai conservatori mentre in realtà da almeno 40 anni sta proponendo una possibile validazione scientifica cercando di rispettare, senza stravolgerla, la sua episteme. Tutto ciò non è facile né immediato in quanto oltre al problema metodologico che non rispetta la sua metodologia, esiste un problema finanziario che sottende qualsiasi ricerca scientifica odierna. Fare ricerca costa. Tutti lo sanno. Investire nella ricerca in un campo che, come ho già scritto nell’ articolo “Davide e Golia”, non può che produrre un grave danno economico per le aziende farmaceutiche multinazionali, ma un grande beneficio per la popolazione in termini di prevenzione e per le aziende sanitarie in termini di risparmio, diventa una scelta che dovrebbe competere ai governi. (teoricamente più interessati al miglioramento della qualità della vita dei loro cittadini che non al guadagno economico di terzi attori). Difficilmente troverete una azienda che accetta di finanziare un progetto che le potrebbe recare grave danno finanziario. E’ più verosimile che cominci a finanziare l’affossamento del progetto attraverso il sostegno di lavori scientifici contrari addomesticati o il finanziamento di scettici professionisti in grado di arruolare altri scettici ignari dell’inganno e organizzarli in associazioni e gruppi strutturati all’uopo. (cosa che viene fatta regolarmente per le associazioni di pazienti quando è necessario forzare la sostenibilità di un nuovo farmaco sul mercato).
Eppure, nonostante tutto l’omeopatia continua a crescere. La conferma è che i cittadini che si rivolgono all’omeopatia continuano ad aumentare nonostante il fatto che sia a totale loro carico economico. In un periodo di crisi sociale come questa può essere significativo. E a chi vuol far proprio uno dei cavalli di battaglia degli scettici tristi e cioè che anche gli oroscopi e il gioco non conoscono calo, rispondo che con la medicina omeopatica non si illudono le persone, come si vuol far credere, ma si migliorano realmente le loro condizioni soggettive, si migliorano realmente i loro esami di laboratorio, si modificano realmente le loro condizioni anatomo-patologiche verificandole con RX, TAC, RMN, PET . Questa è la mia esperienza ormai trentennale. Anche io, come ho già detto, ho vissuto la mia prima fase di scetticismo iniziale e successivamente una di evoluzione verso uno stato che potrei definire di “disponibilità al riconoscimento del valore della sua diversità”. Questa condizione mi ha permesso di avere una visione critica, ma non pregiudiziale e di coglierne gli aspetti più innovativi. Poi gli effetti spesso sorprendenti mi hanno portato a coglierne il valore più profondo e la necessità di sostenerla come medicina socialmente utile e di sceglierla come mio primo strumento terapeutico.
Il dott. Massimo Saruggia scrive: “Gli omeoscettici guardano con indifferenza ai risultati della ricerca di base, agli studi di omeopatia veterinaria, alle conclusioni degli studi su cellule isolate: vivono in mezzo alle risposte, piuttosto che crescere come i bambini in mezzo alle domande.”
Io, nonostante l’età, preferisco sentirmi ancora un bambino in mezzo alle domande. 

http://www.lastampa.it/2011/02/19/blogs/appuntamento-con-l-omeopatia/evoluzione-di-un-omeoscettico-HCT9krvvePQpKek0sK268K/pagina.html

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