AGRO OMEOPATIA L’OMEOPATIA VERDE

farmaci omeopatici
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Si è tenuta on line il 4 e 5 Dicembre 2023 la prima conferenza internazionale sull’Omeopatia
per l’agricoltura e l’ambiente e il secondo simposio sull’Agro-Omeopatia.


Questo articolo è tratto dalla Newsletter della FIAMO (Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopatici) sempre fonte di importanti notizie del mondo omeopatico a cui vi consiglio di aderire.

L’evento è nato dalla collaborazione tra la Brazilian Association of Homeopathy in Agriculture
and Environment (ABHAMA) e l’European Committee for Homeopathy (ECH).
Ha visto la presenza di numerosi professori e ricercatori universitari affermati nel campo
dell’Agro-Omeopatia, che hanno divulgato le loro ricerche ed esperienze coinvolgendo con
interesse, professionalità e vivacità i numerosi partecipanti da varie nazioni, che nella
seconda giornata hanno raggiunto il numero 100.
La prima giornata introduttiva si è aperta con un saluto del presidente ECH Jean Pierre
Jansen e ha proseguito con l’intervento di Fernanda Maria Coutinho de Andrade ricercatrice
e docente in Agronomia presso la Federal University of Viçosa (Brasile) che ha ricordato il
grande valore dell’Omeopatia per la sostenibilità del sistema agronomico contribuendo al
buon equilibrio tra esseri viventi e il loro ambiente. Il resoconto della giornata è a firma del Dr. Andrea Martini.
La prof. Andrade ha riportato in esteso tutto il suo percorso di studio e ricerca nella
Omeopatia applicata alla agricoltura dal 1999 ad oggi. Il suo approccio omeopatico tiene
sempre ben presenti anche i principi classici della agroecologia, molto popolare in America
Latina, che prevede lo studio dei sistemi tradizionali di produzione agraria sia animale che
vegetale, e un approccio scientifico transdisciplinare e partecipativo, che tenga sempre ben
di conto gli aspetti sociali, economici e politici. La prof. Andrade ha quindi trattato di aspetti
dottrinali omeopatici classici e delle sue ricerche, ma soprattutto dell’applicazione pratica
dell’Omeopatia nelle comunità rurali, che in questo modo possono avere a disposizione dei
metodi efficaci di cura delle piante e degli animali a costi contenuti senza rischiare di
inquinare l’ambiente e gli alimenti destinati al consumo umano.

Molto interessante è stata anche la discussione che ha seguito la relazione. In particolare le è
stato chiesto in che modo ha scelto i rimedi e le potenze da utilizzare nelle sue
sperimentazioni e applicazioni pratiche. La prof Andrade ha detto di essere partita
sperimentando molti rimedi allo stesso tempo e comparando i risultati ottenuti, poi di aver
scelto i rimedi per analogia (biochimica) e infine di aver proceduto in modo più aderente alla
Materia Medica classica. A questo fine a Viçosa si sta anche lavorando per ampliare le
rubriche dei rimedi della Materia Medica inserendo i sintomi delle piante. Un’altra domanda
ha riguardato come mai in Brasile sia possibile fare ricerca sull’Omeopatia in ambito
universitario. La prof Andrade ha risposto che in Brasile non ci sono problemi al riguardo e
che comunque anche il regolamento brasiliano per le produzioni biologiche (come anche
quello della UE n.d.r.) caldeggia l’uso dell’Omeopatia e della Fitoterapia.

La relazione della seconda giornata è a firma della Dr.ssa Sara Faggin.

La seconda giornata inizia con un interessante intervento di apertura ai lavori di Pedro Boff
Ricercatore presso l’Agricultural Research and Rural Extension Company of Santa Catarina
State
(Epagri), Brasile dove conduce progetti di ricerca nel Laboratory of Homeopathy and
Plant Health
. Il relatore, attraverso una serie di quesiti come la possibilità di estendere la
dottrina omeopatica utilizzata da Hahnemann anche al sistema agronomico e all’ambiente o
quali ricerche siano necessarie per implementare l’Omeopatia in agricoltura, pone
l’attenzione sull’importanza e la necessità di mantenere il metodo hahnemaniano anche in
questo campo e sulla necessità di costruire una Materia Medica per il mondo vegetale e
animale
. Cita il pensiero di Lakatos (1970) sul quale è stato costruito uno schema
rappresentativo della metodologia del programma di ricerca e dei vari livelli di similitudine e
di organizzazione (reazione di guarigione, integrità/integralità dell’organismo, ostacoli alla
guarigione) a livello agronomico. Cita pure la figura storica di Benoit Mure come introduttore
dell’Omeopatia applicata anche alle piante in Brasile.
Segue l’apertura della prima tavola rotonda da parte del Professor Giovanni Dinelli,
professore ordinario all’Università di Bologna dal 2014, Direttore del Master di I livello in
Produzioni Biologiche, che espone una revisione sistemica dei lavori scientifici nel campo
dell’Agro-Omeopatia prendendo in considerazione due periodi: dal 1969 al 2008 e dal 2009 al 2021

Pur riducendosi il numero degli studi nel secondo periodo analizzato (24 vs i 44 del
primo), l’affidabilità degli stessi migliorava con una percentuale maggiore degli articoli con
analisi statistica dei dati (43/ vs 92%), con un aumento degli articoli con MIS > 5 dal 14% al
96% e con un importante contributo degli studi in vivo 33% nel secondo periodo vs il 7 % nel
primo.
Si alternano nella tavola rotonda Núria Cuch, Agronoma e insegnante di Scienze con Master in
Omeopatia e allevamento biologico
che espone le sue esperienze in campo sull’utilizzo dei
rimedi omeopatici per la gestione degli insetti e parassiti nocivi sugli alberi da frutto. Nella sua esperienza utilizza prima il nosode specifico, una preparazione realizzata con l’insetto o
parassita che affligge la pianta o la coltura intera, anche se insieme coi Colleghi è d’accordo
che il rimedio omeopatico risulta più profondo ed efficace del nosode. Poi si pone alcune
domande personali che rimanda alla discussione collettiva: occorre bagnare col rimedio tutto
l’albero o solo una parte? Le foglie o l’apparato radicale? Per nebulizzazione o per irrigazione?
Su cosa agisce il rimedio così efficacemente, sull’insetto o sulla pianta? Solo per fare alcuni
esempi, mentre mostra le immagini di risultati incredibili su frutteti di ciliegi affetti dagli afidi
neri, o altre patologie vegetali.
Segue Chris Aukland (UK) Veterinario che pone l’accento sul concetto di salutogenesi
nell’allevamento degli animali e l’importanza della prevenzione delle malattie verso il loro
trattamento.
Ricorda che spesso i bisogni degli animali non sono quelli imposti dalle tecniche di
allevamento e che, pur plaudendo ai progressi fatti per migliorare l’allevamento nel campo
della genetica e delle tecniche di allevamento, ci sono molte sfide da considerare come ad
esempio la qualità degli alimenti e dell’acqua, la convivenza con animali selvatici, soprattutto
per gli animali al pascolo, gli interventi traumatici di controllo della popolazione, come
castrazione, e dei traumatismi, come la rimozione delle corna così come la separazione della
mamma dal vitello, per finire con la gestione degli animali anziani. Queste sfide se non
superate potrebbero portare ad un aumento della condizione di stress cronico con
conseguente aumento delle malattie e riduzione della produzione.
Il relatore sottolinea che la sfida passa non solo dalla comprensione e rispetto dei ritmi
naturali degli animali, ma anche da un’attenta gestione della mandria ai primi segnali di
squilibrio, per questo viene proposto un protocollo per gli allevatori per aiutarli a individuare
i segnali precoci di distress e intervenire in prevenzione.
Conclude la prima sessione Marcelo Pedroso Veterinario specializzato in Scienze e tecnologie
alimentari e Omeopatia, operativo (come il Prof. Boff) presso l’Agricultural Research and
Rural Extension Company of Santa Catarina State, che racconta delle esperienze di
formazione in Omeopatia per agricoltori con particolare attenzione agli aspetti pratici in
campo. Tali corsi, che hanno visto la frequentazione di circa 12.000 figure professionali,
ricevono anche i finanziamenti delle amministrazioni locali, come il citato Master della Dr.ssa
Julia Wright (di cui abbiamo pubblicato il bando nella NL n. 6/2023).

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