una via alternativa al trattamento convenzionale
Da 200 anni ad oggi tutte le conoscenze cliniche e metodologiche omeopatiche sono circolate nel mondo medico attraverso riviste scientifiche, pubblicazioni e congressi nazionali e internazionali e dal 1925 confluiscono annualmente in un congresso mondiale omeopatico. La ricerca clinica controllata condotta con criteri metodologici moderni in omeopatia è relativamente recente e le ultime meta-analisi, inclusa quella di un Gruppo di Studio istituito ufficialmente dalla Comunità Europea, indicano che nel loro insieme tutte le ricerche fin qui compiute sono a favore di un effetto terapeutico dell’omeopatia statisticamente distinguibile da quello di un placebo.
Nel campo ginecologico negli ultimi anni sono stati pubblicati 18 lavori sull’applicazione dell’omeopatia: i risultati sono stati nel 56% risultati positivi sicuramente a favore del trattamento omeopatico, nel 22% risultati negativi dove il trattamento non ha funzionato o ha causato peggioramento, nel 22% risultati dubbi dove gli autori hanno riportano risultati positivi, ma la statistica non è stata significativa.
In questi lavori sono state utilizzate diverse metodologie: la omeopatia classica (che utilizza un rimedio individualizzato per volta) e quella pluralista (che utilizza più di un rimedio per volta).
Farò una carrellata su questi lavori citandone alcuni e descrivendo meglio altri.
Per esempio nella preparazione al parto uno studio del gruppo di Dorfman ha utilizzato l’associazione Caulophyllum – Arnica – Actea racemosa – Pulsatilla – Gelsemium (tutti i rimedi alla C5, due volte al giorno per tutto il nono mese di gravidanza) confrontandolo con un placebo in doppio cieco.
L’efficacia del trattamento omeopatico è risultata evidente dal fatto che erano ridotte la durata del travaglio e la percentuale di distocie (anomalie o complicazioni del parto).
Anche un altro gruppo (Ventoskovskiy) ha riportato dati positivi per l’effetto di un complesso omeopatico (Pulsatilla nigr. 1M, Secale corn. C50, Caulophyllum thalictr. C50, Actea rac. C200, Arnica mont. 1M) nella terapia coadiuvante del parto (prevenzione dell’inerzia uterina e riduzione dei fenomeni emorragici).
In un altro studio condotto nell’assistenza al parto, fu somministrato Caulophyllum C7 durante la fase attiva del travaglio in un gruppo di madri sane (5 granuli per ora ripetuti per un massimo di 4 ore) (Eid).
La durata del travaglio (periodo di dilatazione della cervice) fu ridotta significativamente nelle donne trattate (227 minuti) rispetto alle donne non trattate (314 minuti), queste ultime facenti parte di una casistica retrospettiva raccolta in modo che sia compatibile e uniforme con quella del gruppo trattato.
E ancora un altro del Shaare Zedek Medical Center, Jerusalem Israel pubblicato nel 2005 per valutare l’effetto dell’Arnica Montana e di Bellis Perennis nel sanguinamento post partum. Un trial clinico in doppio cieco, randomizzato. Quaranta partorienti sono state ripartite con scelta casuale in tre gruppi: Arnica Montana C6 e Bellis Perennis C6 (n=14), Arnica Montana C30 e di Bellis perennis C30 (n=14), o doppio placebo (n=12). Dopo 48 h l’arnica/placebo è stato interrotto ed i pazienti hanno continuato il Bellis/placebo fino a cessazione della lochia.
Misurazione presa in considerazione: Hb (emoglobina) a 48 e 72 h post partum.
I risultati sono stati: a 72 h post partum, il livello medio di Hb è rimasto simile dopo il trattamento con i rimedi omeopatici (12.7 contro 12.4) rispetto ad una diminuzione significativa nei livelli di Hb nel gruppo del placebo (12.7 contro 11.6; pLa differenza media nei livelli di Hb a 72 h post partum era -0.29 nel gruppo di trattamento e -1.18 nel gruppo del placebo (pLa conclusione è stata che il trattamento con i rimedi omeopatici Arnica Montana e Bellis Perennis può ridurre l’emorragia post partum, rispetto a placebo.
Questi lavori per quanto corretti e di buon livello metodologico non rispettano però, dal punto di vista omeopatico, un paradigma fondamentale per la corretta prescrizione omeopatica, cioè la individualizzazione della terapia.
Recente lavoro di ottimo livello qualitativo che rispetta il punto di vista metodologico omeopatico è per esempio un lavoro realizzato dalla Hadassah Medical School della Hebrew University, Jerusalem, pubblicato nel 2001.
“Studio pilota sugli effetti del trattamento omeopatico in donne con sindrome premestruale ” L’obiettivo di questo lavoro era valutare l’efficacia del trattamento omeopatico nell’alleviamento dei sintomi connessi con la sindrome premenstruale (PMS) con l’omeopatia classica. Era una prova clinica in doppio cieco controllata e randomizzata. Due mesi di valutazione di partenza con l’aggiornamento del follow-up per 3 mesi sono stati condotti dall’ambulatorio di clinica ginecologica dell’ospedale di Hadassah a Gerusalemme nell’Israele 1992-1994.
I soggetti erano 20 donne, di età tra i 20 e i 48 anni, sofferenti da PMS.
L’intervento omeopatico è stato scelto individualmente per ogni paziente, secondo il modello di globalità sintomatologia della omeopatia classica.
I volontari reclutati con PMS sono stati curati a caso con una dose orale di un farmaco o di un placebo omeopatico. La valutazione del risultato era registrato quotidianamente in un apposito questionario (MDQ mood disorders questionnaire) prima e dopo.
Sono stati usati inoltre dei test psicologici per esaminare i possibili effetti di suggestione.
I risultati medi di MD
Q sono caduti dal 0.44 al 0.13 (P Il miglioramento >30% è stato osservato in 90% dei pazienti che ricevono il trattamento attivo e 37.5% in placebo di ricezione (P=0.048).
Il trattamento omeopatico è risultato efficace nel miglioramento dei sintomi di PMS rispetto a placebo.
Nonostante la positività di questi risultati questi lavori non sono sufficienti e, giustamente, il mondo accademico reclama ulteriori prove di efficacia per l’omeopatia. Sarebbe auspicabile il massimo numero di prove e la massima riproducibilità, ma ciò si scontra sia con le differenze metodologiche ormai note, sia con i limiti pratici: si pensi che condurre un solo trial su un solo medicinale (e di medicinali ne esistono migliaia) ha un costo che si può aggirare attorno ai centomila euro.
Alla luce dello stato attuale della problematica scientifica e della situazione storica della ricerca in omeopatia è evidente che la ricerca deve essere incentivata e promossa con tutti i metodi a disposizione, ma è altrettanto evidente che l’eventuale imposizione di un monopolio metodologico a favore degli studi clinici randomizzati, che negasse validità ad altre forme di ricerca clinica non randomizzata, costituirebbe una dogmatizzazione miope e non etica della medicina.
Ad esempio, è chiaro che un trial clinico randomizzato e controllato in uno studio professionale privato e su una malattia cronica è, se non teoricamente impossibile, praticamente irrealizzabile, mentre è possibile effettuare uno studio osservazionale che confronti, ad esempio, pazienti che seguono la terapia omeopatica con altri che seguono la terapia convenzionale. Diversi studi osservazionali hanno mostrato risultati positivi nell’evoluzione clinica e nella qualità della vita di pazienti curati con l’omeopatia.
Anche se questo non equivale alla prova fatta col placebo, è comunque un’informazione utile sul piano pragmatico e per programmare ulteriori e più precisi studi [Zorian et al., 1998; Hochstrasser, 1999; Whiteford, 1999; Adler et al., 1999; Attena et al., 2000; Colin, 2000; Heger et al., 2000; Walach and Gutlin, 2000; Muscari-Tomaioli et al., 2001; Riley et al., 2001; White and Ernst, 2001].
Per quanto riguarda il tema di questo articolo, cioè l’approccio terapeutico omeopatico all’ irregolarità del ciclo mestruale e alla dismenorrea bisogna ricordare che l’omeopata nella pratica clinica considera sempre il contesto generale dinamico della persona, le eventuali patologie associate, ed elementi esterni che possono intervenire come fattori scatenanti o concause, pertanto non segue rigidamente il rapporto diagnosi – terapia come nella medicina allopatica.
Ogni disturbo o irregolarità mestruale viene modalizzato e inquadrato nel contesto delle caratteristiche generali e comportamentali della persona.
La farmacologia omeopatica annovera molti rimedi con tropismo specifico sull’apparato genitale femminile che, se prescritti secondo il principio di similitudine, possono indurre l’organismo a ristabilire il fisiologico flusso mestruale.
L’obiettivo del terapeuta è quello di indurre nel paziente, attraverso il rimedio omeopatico, una risposta generale dell’organismo che lo riporti ad uno stato di maggior equilibrio e armonia con la riduzione e scomparsa dei sintomi clinici e una percezione soggettiva di benessere generale psico fisico.
Nella clinica omeopatica le più comuni irregolarità del ciclo mestruale che possono trovare miglioramento e spesso risoluzione sono:
Amenorrea primaria, Amenorrea secondaria, Polimenorrea, Oligomenorrea, Ipomenorrea, Menometrorragia e Dismenorrea.
si intende per amenorrea la completa assenza delle mestruazioni per almeno 3 mesi.
Amenorrea primitiva o primaria: quando non vi è ancora stata la prima mestruazione al raggiungimento dei 17 anni di età.
I rimedi più indicati sono: Aurum, Carbo sulph, Condurango, Dulcamara ,Ferrum metallicum, Graphites, Raphanus, Kali carbonicum, Lycopodium, Pulsatilla, Sepia, Silicea, Sulphur, Tubercolinum
Amenorrea secondaria: scomparsa delle mestruazioni per un periodo superiore ai tre mesi, dopo un periodo di mestruazioni più o meno regolari.
Ciò può dipendere da vari problemi: ormonali, psicogeni, patologie genitali o generali (extragenitali), eccessivo dimagrimento (anoressia).
Nella terapia omeopatica spesso la causa scatenante o la concausa è determinante per la scelta del rimedio.
Nel Repertorio Omeopatico Synthesis (programma informatizzato che il medico omeopatico utilizza per ricercare il rimedio più adeguato) sono presenti 194 farmaci per l’amenorrea e la scelta del rimedio consegue ad una accurata valutazione di tutti i sintomi peculiari della paziente. Semplificando, se l’amenorrea è conseguente a cause elencate potrebbero risultare efficaci i corrispondenti rimedi:
a seguito di rabbia: Colocynthis, Chamomilla, Staphisagria associata ad asma: Pulsatilla, Spongia tosta
a seguito di emozioni: Chamomilla vulg., Cimicifuga, Ignatia amara, Lachesis mutus per mortificazione: Chamomilla vulg, China, Colocynthis, Staphisagria
Per dismenorrea primaria (o funzionale) si intende una situazione in cui il dolore durante la mestruazione non è giustificato da nessuna patologia a livello ginecologico.
In questo caso se i dolori si manifestano prima e durante la mestruazione i rimedi più utili saranno:
Lachesis mutus è indicato quando tutta la sintomatologia è premestruale e cessa il primo giorno di mestruazione appena inizia il flusso ematico. Una caratteristica mentale di Lachesis spesso concomitante è la gelosia immotivata e morbosa.
Magnesia Phosphorica è indicato quando la mestruazione è preceduta e accompagnata da intensi dolori sacrali, simili a doglie, a fitte, intermittenti, peggiorati dal movimento, migliorati dalla compressione, col caldo locale, stando piegati in due.
Belladonna quando il dolore è crampiforme, ad inizio e termine brusco, al basso ventre, aggravato dal movimento, a volte accompagnati da sudori caldi e cefalea pulsante. Il flusso si presenterà poi abbondante di color rosso vivo con molti coaguli.
Sepia quando è presente una congestione pelvica quasi costante, con flussi scarsi e ritardati di sangue nerastro; peggiorano tutti i disturbi prima e durante la mestruazione ma spesso il “Tipo sensibile” presenta alla vigilia del flusso una certa carica energetica a dispetto dell’ astenia cronica.
Chamomilla quando i dolori sono simili a doglie e si irradiano dalla schiena al basso ventre, alle gambe, peggiorano dalle 21 alle 24, migliorano con applicazioni calde. Il flusso si presenterà scuro, abbondante e di cattivo odore.
Sabina, quando le mestruazioni sono abbondanti, in anticipo, prolungate, con violenti dolori che si estendono dal sacro al pube, alle cosce, simili a pugnalate dal basso verso l’alto; il flusso sarà poi abbondante, rosso vivo, brillante, a volte con coaguli.
Colocynthis, i dolori sono violenti, parossistici, crampiformi, dall’ombelico fino all’ovaio sinistro, discontinui, simili a scariche elettriche; si è facilmente irritabili, collerici, e si ottiene un certo miglioramento piegandosi in due, con la pressione e con applicazioni calde.
Senecio, quando le mestruazioni sono in ritardo, con la sensazione che stiano per iniziare, dolori alla schiena e ai reni, a volte mestruazioni “vicarianti” (epistassi o emottisi).
Considerato che il Repertorio omeopatico alla voce FEMALE- MENSES PAIN (dolori mestruali) presenta 284 rimedi possiamo capire come questa carrellata naturalmente non sia esaustiva e solamente dimostrativa dell’importanza che viene data alle caratteristiche sintomatologiche. L’obiettivo per l’omeopatia, come per tutta la medicina, è quello di trasformare un momento che per molte donne è diventato un incubo a scadenza mensile in un momento di semplice e asintomatico ricambio fisiologico.