Lettera aperta a chi invia messaggi dispregiativi a questo blog

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Ho aspettato un po’ di tempo a pubblicare e a rispondere a tutti coloro che inviano messaggi dispregiativi a questo blog , non per volontà di censura ma unicamente per accorpare e unificare la risposta che ha temi comuni.Il tenore di tutti i messaggi è generalmente simile: chi parla di truffa alla popolazione, chi si scandalizza per le tesi sostenute e si chiede come una testata importante come LA STAMPA possa dare spazio a queste “falsità scientifiche”, chi ipotizza una mia collusione con case farmaceutiche, chi consiglia di informarsi su altri siti tipo il CICAP, chi continua a non accettare che sostanze diluite possano avere un qualche effetto biologico, (con esempi come la barbera diluita o altri liquidi meno nobili!).Il senso di questo blog non è mai stato quello di dare informazioni certe e di divulgare la verità ma dare spazio a informazioni che spesso vengono gestite da non addetti ai lavori con posizioni di assoluto ostruzionismo o da chi sfrutta la crescita continua di questa medicina per proporre terapie che poco hanno a che vedere con l’omeopatia. L’obiettivo principale è quello di ragionare e discutere su fatti che non trovano una spiegazione alla luce delle attuali conoscenze scientifiche pur avendo effetti biologici evidenti. Io porto l’esperienza di 30 anni di clinica omeopatica a sostegno di questa tesi e mosso da grande curiosità cerco di ragionare su cosa può dare risultati così evidenti. Di fronte a certe guarigioni qualsiasi scettico rimarrebbe stupito e se non fosse accecato dal terribile MORBO DEL PREGIUDIZIO proverebbe a documentarsi in modo propositivo e con spirito costruttivo. In tutti i messaggi a me indirizzati ho trovato spettacolari certezze, facile dileggio e in tutti un incredibile accanimento, poco adatti a qualsiasi vero ricercatore.Ci sono punti sui quali non mi sembra il caso di tornare rimandandovi alla precedente risposta ai detrattori dell’omeopatia già pubblicata dove faccio riferimento ai lavori scientifici specifici. Circa 9000 lavori scientifici sono stati pubblicati e considerando il fatto che la ricerca scientifica ha costi elevati e la disponibilità di fondi per la ricerca omeopatica sia ridicola, è già un buon risultato. Tre importanti metanalisi hanno mantenuto aperta la discussione sull’omeopatia accettandone la diversità dal placebo. Moltissimi lavori clinici hanno dimostrato l’efficacia biologica del rimedio omeopatico. Di fronte a questi fatti diventa difficile capire come qualsiasi individuo mosso da un fine costruttivo non cerchi di sostenere la ricerca e l’approfondimento di una terapia che può avere grandi utilità per l’uomo per efficacia, per mancanza di effetti collaterali e per costi sociali bassi.Il perché la Prof.ssa Betti dell’Università di Bologna riesca a stimolare la crescita e la resistenza dei semi di certe piante con l’uso di preparati omeopatici con modelli di ricerca consolidati in più di 10 anni di attività, o come riesca a distruggere intere piantagioni in campo aperto irrorando prodotti che dal punto di vista chimico sono solo “acqua fresca” rimane un quesito irrisolto. La Prof. Betti non ha, che io sappia, particolari doti nel suggestionare le piante. Il perché il Prof. Elia dell’Università di Napoli abbia risposte inaspettate e ripetute da soluzioni acquose con sistemi semplici e ripetibili di ricerca (da circa 20 anni) aspetta a tutt’oggi una risposta credibile. Il mondo scientifico ha subito una grande evoluzione negli ultimi cento anni e cose che sembrano assolutamente certe si sono sgretolate di fronte a nuovi paradigmi. La termodinamica ha dovuto cedere il passo alla quantistica e chi, tra gli uomini di scienza, aveva certezze ha imparato a sue spese ad essere meno sicuro delle affermazioni che faceva. Ormai la lingua che si parla in campo scientifico è il probabilismo e il possibilismo. Chi accusava di ciarlataneria Madame Curie (figlia di due medici omeopatici) per le sue pietre dotate di strani poteri oggi non lo farebbe più dovendosi sottoporre ad una RX del rachide cervicale per un colpo di frusta, o chi, di fronte alle prime automobili circolanti, decretò che avrebbero avuto vita breve non aveva consapevolezza di quanto ci avrebbero cambiato la vita.La storia è piena di queste dinamiche ricorrenti. Studiando la storia si può imparare ad essere meno arroganti e capire che le certezze di oggi sono un piccolo granello di polvere che può essere spazzato via da un sol soffio di vento.Un epistemologo e storico della scienza del secolo scorso, Thomas Samuel Kuhn, esprime molto bene in questo brano queste miei riflessioni: “ il passaggio da un paradigma a uno opposto non può essere realizzato con un passo alla volta né imposto dalla logica o da un’esperienza neutrale…Ma allora come vengono indotti gli scienziati a realizzare questo passaggio? In parte, la risposta è che molto spesso essi non si lasciano affatto convincere a farlo. Il copernicanesimo convertì pochi scienziati per quasi un secolo dopo la morte di Copernico. L’opera di Newton non fu accettata da molti, particolarmente sul continente, per più di mezzo secolo dopo l’apparizione dei Principia. Priestly non accettò mai la teoria dell’ossigeno, né lord Kelvin la teoria elettromagnetica, e così via. Le difficoltà di una conversione sono state spesso riscontrate dagli stessi scienziati. Darwin, in un passo particolrmente illuminante alla fine dell’Origine della Specie, scrisse:”sebbene sia completamente convinto della verità delle idee presentate in questo volume…non mi aspetto affatto di convincere gli sperimentati naturalisti, la cui mente è affollata da una moltitudine di fatti considerati tutti, per un lungo periodo di anni, da un punto di vista diametralmente opposto al mio. Ma guardo con fiducia all’avvenire, ai giovani naturalisti che stanno nascendo, i quali saranno capaci di considerare con imparzialità entrambi i lati della questione”. E Max Planck, ripercorrendo la propria carriera nella sua Autobiografia scientifica, osservò con tristezza che “una nuova verità scientifica non trionfa convincendo i suoi oppositori e facendo oro vedere la luce, ma piuttosto perché alla fine i suoi oppositori muoiono, e cresce una nuova generazione che è abituata ad essa”.…Il trasferimento della fiducia da un paradigma ad un altro è un’esperienza di conversione che non può essere imposta con la forza.…Perchè un paradigma possa trionfare, deve conquistare alcuni sostenitori, che lo svilupperanno fino a un punto in cui molte solide argomentazioni potranno venire prodotte e moltiplicate… Se i sostenitori sono competenti, perfezioneranno il paradigma, ne esploreranno le possibilità e mostreranno che cosa significa appartenere alla comunità guidata da esso. Procedendo così le cose, se il paradigma è uno di quelli destinati ad imporsi, il numero e la forza delle argomentazioni a suo favore aumenteranno. Altri scienziati verranno allora convertiti e così si intensificherà il lavoro di esplorazione del nuovo paradigma.” Da “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” (T.S.Kuhn).Per concludere vorrei spendere qualche parola riguardo al CICAP che spesso viene citato nei commenti a me rivolti come faro di scientificità. Il Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, organizzazione educativa e senza fini di lucro fondata nel 1989 per promuovere un’indagine scientifica e critica sul paranormale, è da sempre un accanito accusatore della medicina omeopatica. Credo che la vera scienza non debba avere accanimento, ma si debba porre con un atteggiamento possibilista di fronte a qualsiasi evento della natura per poter arrivare ad una conclusione univoca. Le parole di Kuhn sono la cornice perfetta per capire la paura del cambiamento e dell’innovazione che sottende a questi movimenti.Leggo su WIKIPEDIA: “Causa la particolare attività svolta, il CICAP è oggetto di un certo numero di contestazioni, le più comuni delle quali sono quelle di mancanza di obiettività e di apriorismoscientistico“. Una critica di carattere metodologico è quella di professare una forma di integralismo scientifico. Molti avanzamenti scientifici hanno dovuto infrangere la barriera costituita dal precedente modo di vedere le cose e dalla resistenza nei confronti delle teorie innovative, non tanto per malafede o ad interessi particolari quanto per la difficoltà stessa che ha la mente umana ad individuare e a mettere in chiaro gli assunti a priori del suo procedere. Secondo tali critiche il CICAP contribuirebbe a tale resistenza rifiutando, per partito preso, qualsiasi teoria in contrasto con le conoscenze scientifiche attuali. Il CICAP in opposizione a tale critica sostiene di non prendere posizione a priori, ma soltanto dietro indicazione dei risultati ottenuti attraverso analisi fondate sul metodo scientifico.
Non tutte le teorie alternative sono valide; molto spesso, ricorda il Comitato, la scienza è accusata di rifiutare delle teorie perché rivoluzionarie quando in realtà le rifiuta semplicemente perché non sono confermate da fatti ottenuti per mezzo di indagini scientifiche. Una critica legata alla precedente è quella di sostenere una forma estrema di riduzionismo: il CICAP pretenderebbe di ridurre ogni aspetto della vita umana alla misurabilità sperimentale. Il CICAP si difende affermando che la propria azione è limitata ai soli fenomeni fisici che, in quanto tali, possono essere indagati sperimentalmente e che non prende posizione su altri campi come politica, religione, etica, eccetera. Ridurre tutto il mondo della medicina omeopatica a un ritualità apotropaica lo trovo eccessivo. Penso che queste persone, mosse da tanto ardore nello smascheramento della frode ai danni dell’uomo, potrebbero impiegare meglio il loro tempo, magari cercando di capire perché lo Stato Italiano ha speso 400 milioni di euro nell’acquisto di vaccini di dubbia efficacia per una patologia poco pericolosa come l’influenza suina, ma ben sostenuta da una campagna stampa di delirante terrorismo psicologico che ha lasciato allibiti quasi tutti gli addetti ai lavori (i medici si sono vaccinati in percentuale ridicola) e che, come già era successo per l’aviaria, non ha avuto altro effetto positivo se non per i dividendi della case farmaceutiche che hanno visto salire in modo esponenziale i loro utili. Sarebbe socialmente più utile che, invece di inveire contro chi con onestà intellettuale e grandi difficoltà economiche cerca di lavorare per un obiettivo utile alla comunità, se la prendesse con TOPO GIGIO!!“C’è molta più gloria nel costruire città che non a distruggerle” ERASMO DA ROTTERDAMPs. Dedico il tempo che ho speso per scrivere queste righe a tutti coloro che ipotizzano un mio ritorno personale dalla gestione di questo sito che gestisco GRATUITAMENTE e che al massimo sottrae tempo al mio lavoro clinico che, fortunatamente, non ha bisogno di altri incentivi. Rispetto all’ipotetico supporto da parte delle case farmaceutiche omeopatiche è noto il mio anacronistico attaccamento alla trasparenza e alla indipendenza di pensiero appreso da un padre verso cui ho grande riconoscenza.

http://www.lastampa.it/2010/01/03/blogs/appuntamento-con-l-omeopatia/lettera-aperta-a-chi-invia-messaggi-dispregiativi-a-questo-blog-vwq8lnOTUieKC5Vo7pDQTK/pagina.html

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2 commenti su “Lettera aperta a chi invia messaggi dispregiativi a questo blog

  1. Condivido completamente. Per i pionieri, in qualsiasi campo, la vita è stata dura,ma giustamente per un medico è criminale essere a conoscenza di qualcosa che potrebbe aiutare e non divulgarne l’esistenza.

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