In seguito ad un articolo pubblicato, poi modificato ed infine ritirato sul quotidiano La Stampa.it è nata una querelle mediatica iniziata da Nextquotidiano.it. con Anna Masera, la garante del lettore del giornale.
Avendo lavorato 9 anni con un blog Appuntamento con l’omeopatia su La Stampa.it che è stato soppresso senza avvertire nessuno nel 2016 ho scritto una lettera aperta ad Anna Masera.
Gentile Anna Masera le scrivo in quanto Public Editor del quotidiano La Stampa.
Mi chiamo Alberto Magnetti, sono un medico chirurgo e scrivo come membro della Commissione Regionale Regione Piemonte Medicine non Convenzionali in qualità di rappresentante della Medicina Omeopatica e come membro della Commissione Medicine non Convenzionali dell’Ordine dei Medici di Torino in qualità di rappresentante della Medicina Omeopatica.
Il tema è l’articolo di Angela Nanni del Suo quotidiano sulla Giornata Mondiale dell’Omeopatia entrato in una querelle mediatica per varie supposte revisioni e poi la sua eliminazione.
Premetto che la medicina omeopatica è la seconda medicina più utilizzata al mondo, 600 milioni di persone ne fanno uso. In Italia, secondo dati del dicembre 2016-gennaio 2017, oltre 1 cittadino su 5 (21,2%) fa uso di medicinali non convenzionali (+6,7% rispetto al 2012) e l’omeopatia è la cura alternativa più diffusa (76,1).
Proporzionalmente all’aumento della diffusione di questa terapia aumentano gli attacchi mediatici contro di essa cavalcando una serie di luoghi comuni di grande effetto.
Lo scetticismo più diffuso nasce dal paradosso che nel rimedio omeopatico non ci siano sostanze farmacologicamente attive. Pertanto i medici che si occupano di medicina omeopatica vengono paragonati a ciarlatani che raggirano i pazienti sfruttando l’ effetto placebo e i farmacisti truffatori che vendono a caro prezzo zucchero e soluzioni idroalcoliche.
Molti medici rifiutano l’omeopatia perché va contro il principio che sia la sostanza chimica ad avere un effetto sulla cellula, e quindi non si spiega come un’assenza del principio attivo possa avere alcun tipo di risultato.
Recentemente, il loro più eminente paladino, il Prof. Silvio Garattini direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano ha addirittura pubblicato un libro dal titolo emblematico: “Acqua fresca?” che mira dimostrare l’assurdo dell’omeopatia.
Ma la realtà delle evidenze scientifiche in questi anni ha dimostrato in modo inequivocabile che l’omeopatia ha una azione diversa dall’ effetto placebo impiegando un effetto di tipo bio-fisico e non farmacologico.
La ricerca di base in questi anni ha fatto grandi passi avanti nella spiegazione del meccanismo d’azione del farmaco omeopatico attraverso i lavori pubblicati su riviste di alto livello scientifico da vari ricercatori italiani e stranieri. Il Prof. Vittorio Elia dell’Università di Napoli nel campo della fisico-chimica, la Prof. Lucietta Betti dell’Università di Bologna nel campo degli effetti dei rimedi omeopatici sulle piante, il Prof Paolo Bellavite dell’Università di Verona nell’ambito di ricerche su modelli cellulari e animali, nonché il Prof. Luc Montagnier premio Nobel per la medicina con i suoi lavori sui modelli fisici con sostanze ultradiluite.
La ultima frontiera del dubbio è stata superata con l’evidenza dell’effetto genomico del farmaco omeopatico. Pubblicata nel novembre 2016 dal Prof Bellavite sulla rivista Plos One. Si è aperto un capitolo nuovo, la Omeogenomica, la Omeopatia 2.0, che non prevede più perdita di tempo nella discussione sull’effetto placebo.
Dal punto di vista della ricerca clinica le evidenze sono le seguenti: alla fine del 2014 erano stati pubblicati in riviste peer-reviewed 189 studi clinici controllati randomizzati dell’omeopatia su 100 diverse patologie. Di questi, 104 documenti erano controllati con placebo ed erano ammissibili per la revisione dettagliata. Il 41% è risultato positivo (43 studi) – scoprendo che l’omeopatia è efficace, il 5% erano negativi (5 studi) scoprendo che l’omeopatia era inefficace e il 54% sono stati inconcludenti (56 studi).
Sono state pubblicate 6 meta-analisi: cinque sono state positive – suggerendo che c’era qualche evidenza di un effetto dell’omeopatia oltre il placebo, ma sarebbe necessaria una ricerca di più alta qualità per raggiungere conclusioni definitive, una è stata negativa (2005 Shang)- concludendo che l’omeopatia non ha avuto effetti al di là di placebo.
La sesta e la più recente meta-analisi di Mathie et al., pubblicata nel 2014, ha scoperto che i farmaci omeopatici, quando prescritti con trattamento individualizzato, hanno da 1,5 a 2,0 volte più probabilità di avere un effetto benefico rispetto al placebo. Questa metanalisi comprendeva 41 studi in più del lavoro di Shang del 2005.
Evidenzio questo unico lavoro di Aijing Shang del 2005 pubblicato su Lancet perché è il più citato in tutti gli articoli contrari all’omeopatia. Dal libro di Garattini fino al report del National Health and Medical Research Council, l’ente governativo australiano tutti ne fanno un cavallo di battaglia.
L’aspetto curioso fu che, ancor prima della uscita della pubblicazione di questo lavoro, tutte le più importanti testate giornalistiche mondiali uscirono con titoli spropositati rispetto al valore scientifico della pubblicazione con un effetto “grancassa”. I titoli furono: “LA FINE DELL’OMEOPATIA”, “REQUIEM PER L’OMEOPATIA” o “LA MORTE DELL’OMEOPATIA”.
Nel 2013 questo lavoro si è rivelato un falso scientifico, con dati artefatti e alterati a piacere. Chi ha smascherato questa frode scientifica è un ricercatore svedese, il Dott. Robert G. Hahn, MD, PhD del Karolinska Institut di Stoccolma che non ha alcun rapporto con l’omeopatia. Dopo aver assistito ad un esperimento organizzato in televisione da una locale setta di scettici, dove si voleva dimostrare l’inutilità del farmaco omeopatico somministrando 10 volte la dose raccomandata di un rimedio ad un astronauta svedese (Anders Fuglsang) che reagì parlando con impaccio, biascicando le parole e apparendo decisamente confuso, il Dott. Hahn volle verificare, per curiosità personale, la documentazione scientifica contraria all’omeopatia.
Dopo un lungo lavoro di analisi le sue conclusioni furono che in quella meta-analisi gli autori avevano giocato con i dati fino a quando non ottennero il risultato che volevano. Il modo più semplice per farlo fu escludere il 95-98% del materiale creando un errore statistico di tipo II. Gli altri studi clinici che prese in considerazione dimostrarono che i rimedi omeopatici mostrano risultati che sono spesso superiori al placebo e i ricercatori che affermano il contrario sfruttano una vasta invalidazione di studi, l’adozione di dati virtuali, o di metodi statistici inadeguati.
Pertanto gran parte della letteratura che contesta l’effetto del farmaco omeopatico si poggia su un falso scientifico.
Oggi per la legge italiana l’omeopatia è un atto medico, in Piemonte è stata recentemente varata una legge per garantire al cittadino una prestazione di medicina omeopatica di alta qualità con un registro dell’Ordine dei medici dove trovare i medici formati correttamente in tale medicina.
Credo che ormai chi si oppone all’evidenza dell’efficacia della medicina omeopatica sia solo chi non ha strumenti culturali e scientifici per valutare le prove oppure chi ne trae un vantaggio economico in quando assoldato per fare opposizione o vantaggio di potere inteso come visibilità mediatica.
Questo tema è stato affrontato sul Blog appuntamento con l’omeopatia che per 9 anni, fino al 2016, ho gestito dalle pagine del Suo giornale con molti articoli che più volte hanno subìto attacchi martellanti ma comunque leciti in un contesto di libertà di espressione. Questo Blog è stato improvvisamente chiuso nel 2016 ma è stato citato nella querelle mediatica relativa all’articolo di Angela Nanni come Vostro punto di disonore.
Dopo questi lunghi prolegomeni necessari per una sommaria “esegesi” della medicina omeopatica vengo ad esprimere il senso di queste mie parole. Ritengo che un buon giornale debba affrontare tematiche così controverse e spinose dando la possibilità ad ambo le parti di fare informazione senza schierarsi apertamente su uno dei due fronti soprattutto quando uno dei due è fortemente sponsorizzato da interessi di tipo economico. Invece, temo che, dopo il cambio di direzione del Suo giornale e sfruttando quella che si configura come una crociata contro le cosiddette fake news, La Stampa abbia assunto una posizione nettamente contraria alla Medicina Omeopatica.
La mia attività, per dovere di cronaca, è comunque continuata su un blog simile, ma libero, continuando a fare informazione non condizionata da interessi economici e culturali nel rispetto delle evidenze scientifiche.
Cordiali saluti
Alberto Magnetti
Bravo bene. Se le migliaia di medici e pazienti che usano l’omeopatia avessero la tua competenza e il tuo coraggio la medicina italiana cambierebbe in meglio di sicuro. Paolo Bellavite
Bravo Dr Alberto!
Un bello riassunto!
Ci sono anche una somma importante di ricercatori in Brasile e India che lavorano forte e seriamente sulla ricerca basica dell´omeopatia. E ci sono associazioni internazionali de ricercatori, come il GIRI (www.giri-society.org) e il HRI (www.hri-research.org) che fanno anche un lavoro serio in questo campo di ricerca.
C´è un mondo à scoprire sotto “l´aqua fresca” e solo la scienza vera – dico, indenpendente – sara capace di scoprirlo.
Leoni Bonamin – Brasile
Ma questi stanno ‘a servizio!’ Cosa vuole che le rispondano!? E evidente che i grandi giornali stanno con i poteri forti di qualsiasi tipo siano, oltretutto con l enorme calo di investimenti pubblicitari a favore del web cominciano ad avere delle gatte da pelare molto più importanti dell omeopatia! 🙂
Bravissimo Alberto
Queste non sono chiacchiere ma dati e chiunque voglia discutere seriamente deve farlo sulla base di dati pubblicati come hai fatto tu.
Complimenti
Carlo
Salve ammetterà che 189 studi sembrano davvero pochi, inoltre di questi solo 43 dimostrerebbero una efficacia dell’omeopatia come trattamento…su pubmed ogni giorno vengono pubblicati centinaia di studi scientifici: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed
Concordo con Lei sulla necessità di produrre maggiori pubblicazioni di studi di elevata qualità. Al momento su med line ci sono più di 5000 studi sull’omeopatia. Molti degli studi presenticon risultati scarsi sono spesso validi dal punto di vista della metodologia della ricerca convenzionale ma non rispettano i dettami della omeopatia ( personalizzazione della terapia soprattutto) cosa che può invalidare il risultato clinico. Infatti gli studi cost effectiveness danno tutti risultati molto più positivi rispetto al studi clinici in doppio cieco. Gli studi di alta qualità costano molto cari e sono ormai solo più appannaggio delle case farmaceutiche visto che la ricerca pubblica non ha quasi più risorse. Pertanto tutti ci auspichiamo una crescita in questa direzione. Il punto però è un altro. La ricerca ha dimostrato che l’omeopatia è differente dal placebo. quindi non è acqua fresca.
Resta il fatto che sono davvero pochi gli studi che mostrano una qualche efficacia dell’omeopatia: non si capisce perchè le poche risorse pubbliche dovrebbero essere utilizzate per questo. Se davvero funzionasse non sarebbe così difficile dimostrarlo qualunque tipo di studio clinico si voglia o si possa utilizzare. Grazie per la sua gentile risposta.
La personalizzazione del trattamento omeopatico limita il numero documentabile e non consente la stessa tipologia di verifica della medicina tradizionale – Inoltre penso che si consideri l’ effetto placebo come un effetto di suggestione mentre potrebbe essere considerato a piu’ livelli, quindi anche ad un livello superiore e non “guardato” quindi non visto e preso in considerazione dalla medicina tradizionale, cioe’ come la vera chiave della serratura che rivela il mistero della malattia che comunque mistero rimane – in pratica ci sarebbe il placebo banale temporaneo e quello durevole appunto, l’ azione bio-fisica che guarisce o risolve attivando in modo specifico l’ organismo, spesso sorprendente, quindi il massimo auspicabile del placebo – a volte l’ omeopatia personalizzata puo’ rappresentare esattamente questa chiave o avvicinarsi ad esserlo – la medicina e’ una scienza soggettiva – della malattia vediamo solo la parte visibile e documentabile (con i metodi scientifici attuali che implicano riproducibilita’ e certezze) e non quella nascosta che almeno in parte non rientra nella nostra attuale comprensione; chi puo’ dire che delle malattie si sia capito tutto? E’ un processo in cammino ed evoluzione continui a cui si arriva attraverso strade diverse e per lo piu’ complementari….non e’ una linea retta, un percorso lineare – dovremmo riflettere su questa complementarieta’ possibile ed in prospettiva, indispensabile, che dipende semplicemente dall’ unicita’ di ciascuno.
Gentile collega ti ringrazio per il tuo commento.
Sono daccordo con te sul fatto che delle malattie non si sia capito ancora tutto, soprattutto di quelle degenerative o autoimmuni dove, non esendoci un responsabile esterno, diventa difficile trovare un colpevole. Del resto la visione manichea della biologia didattica che distingue per esempio tra batteri buoni e cattivi è una visione molto lontana dalla realtà e che non ci aiuta a trovare una risposta credibile. La causa delle patologie andrebbe ricercata attraverso concetti come quelli di omeostasi o di equilibrio biologico ma solo attraverso un paradigma diverso, più complesso, lo si può fare. Per noi omeopati è più facile inquadrare la patologia del paziente e fare una prognosi miasmatica più chiara. In medicina convenzionale, dove a dettar legge sono le linee guida, diventa molto più problematico un approccio complesso, con le troppe variabili legate alla personalità fisiologica e psichica del paziente.
Per quanto riguarda il tema dell’effetto placebo più o meno terapeutico sono altrettanto daccordo. Probabilmente più i sistemi sono complessi più sono sensibili all’effetto placebo. L’omeopatia invece funziona anche su sistemi non particolarmente complessi come le piante o le colture cellulari dove è stato dimostrato inequivocabilmente che il farmaco omeopatico è in grado di modificare la componente genomica delle cellule trattate. Verosimilmente la medicina del futuro andrà verso un approccio più personalizzato e attraverso applicazioni di deboli ma specifiche energie.