Austria – Confermato lo studio sull’efficacia dell’omeopatia nel cancro del polmone
Uno studio condotto da un team condotto da un professore universitario Dr. Michael Frass (Specialista in Medicina Interna e Medicina Intensiva Internista, Diploma K per l’omeopatia e i trattamenti del cancro) ha dimostrato che un trattamento omeopatico nel cancro del polmone come terapia aggiuntiva ha effetti positivi.
Questo è uno studio randomizzato controllato con placebo (RCT), in cui il team di ricerca ha dimostrato che il trattamento omeopatico come terapia aggiuntiva può migliorare la qualità della vita e prolungare la sopravvivenza in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato. Nel 2020, la pubblicazione scientifica è stata pubblicata sulla rivista “The Oncologist”.
intervengono gli scettici stipendiati
Due anni dopo, fanatici oppositori dell’omeopatia hanno preso di mira lo studio, esprimendo accuse feroci e ne hanno chiesto il ritiro. Sebbene le accuse fossero speculative e infondate, i ricercatori hanno preparato una dichiarazione dettagliata.
La resa dei conti 2 anni dopo (2024)
La rivista The Oncologist ha poi finalmente confermato che l’articolo pubblicato nel 2020 è scientificamente corretto e rimane pubblicato perchè i fatti esposti hanno confutato punto per punto tutte le critiche.
È ancora una volta dimostrato che le prove scientifiche sono alla base dell’efficacia dell’omeopatia, anche se gli oppositori della medicina omeopatica non hanno alcun interesse a tenerne conto e, come mostrato, sostengono fake news stressando i dati a loro favore. Come nell’Australian Report NHMRC sono stati smascherati.
Lo studio :
– Frass M, et al. Il trattamento omeopatico come terapia aggiuntivo può migliorare la qualità della vita e la sopravvivenza prolungata nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule: un studio prospettico, randomizzato, controllato da placebo, doppio cieco, tre bracci, multicentrico. The Oncologist 2020; 25(12):e1930-e1955. doi: 10.1002/onco.13548. Chiarificazione e spiegazione in: The Oncologist 2024;29(11):e1631-e1632. doi: 10.1093/oncolo/oyae253.