A seguito della dichiarazione di alcuni medici inglesi della British Medical Association che contestano le Basi scientifiche dell’omeopatia cominciamo con questo articolo una serie di interviste ad autorevoli esponenti della ricerca scientifica di base in omeopatia.
L’occasione nasce dalla recente pubblicazione, sull’autorevole rivista scientifica Psychopharmacology, di un importante lavoro sull’omeopatia a firma di ricercatori dell‘Università di Verona. Nell’ambito di una ricerca portata avanti da più di tre anni, si dimostra che alte diluizioni di un medicinale omeopatico (Gelsemium sempervirens) sono capaci di modulare i comportamenti e le risposte emozionali di topi di laboratorio. L’indagine ha dimostrato che il Gelsemium riduce l’ansietà e la paura, in un modo quantitativamente comparabile ai normali farmaci ansiolitici, ma senza provocare alcun disturbo da sedazione (come invece fa il buspirone in quel sistema sperimentale). L’effetto si è visto anche con diluizioni altissime del medicinale, fino alla 30a diluizione centesimale.
Abbiamo intervistato l’autore, il Prof. Paolo Bellavite docente di Patologia Generale presso l’Università di Verona, dove tiene anche il corso elettivo “Introduzione alla Conoscenza delle Medicine Complementari”. La ricerca sua e del suo gruppo ha riguardato gli aspetti cellulari, molecolari e farmacologici dell’infiammazione con particolare riguardo ai radicali liberi, ai fagociti, ai leucociti basofili alle piastrine. È autore di oltre 210 pubblicazioni scientifiche in extenso, di cui 114 riportate da PubMed dell’U.S. National Library of Medicine (Medline), e di 8 libri di cui l’ultimo è “La Complessità in Medicina” (Tecniche Nuove, Milano 2009).
Qual è il significato della pubblicazione di questo suo lavoro su una rivista con buon impact factor?
Significa aver finalmente aperto uno spazio per l’omeopatia nel mondo della farmacologia. Inutile dire che prima di arrivare a pubblicare questo risultato abbiamo avuto difficoltà persino a far accettare l’idea che questa fosse “farmacologia”
Come si è svolto sinteticamente questo lavoro?
Si è svolto in tre anni di lavoro, dopo uno screening di alcuni medicinali alla diluizione/dinamizzazione 5CH si è concentrata l’attenzione su Gelsemium sempervirens (Gelsemium s.) i cui effetti sono stati testati in diversi contesti sperimentali e diluizioni/dinamizzazioni differenti con i topi di ceppo ICR-CD1. I topi di controllo sono stati trattati con Ethylicum (veicolo) mentre i farmaci allopatici utilizzati sono stati il Diazepam o il Buspirone nella stessa soluzione idroalcolica (0,3%), soluzione usata per diluire e dinamizzare i medicinali omeopatici. Le prove sono state approvate dal comitato etico ed eseguite con soluzioni codificate e controlli in doppio cieco. Sono stati osservati effetti statisticamente significativi di Gelsemium sempervirens alle diluizioni/dinamizzazioni 5CH, 7CH, 9CH e 30CH in diversi “sintomi” comportamentali convenzionalmente assimilati alla presenza di ansietà, come il tempo trascorso nello spazio aperto del test di Light-Dark, il numero di passaggi attraverso un foro tra due compartimenti la tendenza a spostarsi verso il centro dell’Open Field. In conclusione, il Gelsemium s. in varie diluizioni comprese quelle oltre il numero di Avogadro-Loschmidt, ha dato risultati molto consistenti in questi modelli, in cui si sono rilevate diverse sensibilità ai diversi test a seconda del setting sperimentale.
Da quanto tempo si occupa di ricerca nell’ambito della medicina omeopatica?
Dal 1989, anno della caduta del muro di Berlino
Quali sono le sue considerazione a favore della medicina omeopatica e come vede il suo futuro?
Si tratta di un metodo terapeutico aperto alla visione sistemica della vita e dell’essere umano. Il metodo di ricerca del “simile” è attualmente l’unico che consente di avvicinarsi alla modulazione farmacologica di tutti i livelli in cui si esprime quella perturbazione dell’omeodinamica che per convenzione chiamiamo “malattia”. Non può e non deve contrastare con la terapia eziologica né con la terapia chirurgica, né con la terapia soppressiva se quest’ultima è necessaria in caso di urgenza o per malattie particolarmente gravi e/o concentrate su un livello ben definito di patologia.
Da scienziato come vede il dibattito e la forte detrazione nei confronti della medicina omeopatica?
Da scienziato proprio non lo capisco, lo capisco da filosofo della scienza o da osservatore di come vanno le cose umanamente parlando, che sono spesso influenzate da criteri che con la scienza hanno veramente poco a che fare.
Il Prof. Paolo Bellavite si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Trieste nel 1976 con 110/110 e lode, specializzato in Ematologia Clinica e di Laboratorio nel 1979. Nel 1987-1990 ha conseguito il Master in Biotecnologia presso l’Università di Cranfield (Inghilterra) e nel 2001 ha conseguito il Diploma del Corso di Perfezionamento in Statistica Sanitaria e Epidemiologia Clinica presso l’Università di Verona. Negli ultimi anni si è occupato anche di epistemologia, storia della medicina, ricerca in omeopatia e medicina complementare. È tra i fondatori dell’Osservatorio per le Medicine Complementari, iniziativa da lui promossa nel 1997 e recepita dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e dall’Università di Verona. È stato membro della Commissione Ministeriale per i medicinali omeopatici ed è delegato della Regione Veneto al tavolo tecnico interregionale sulle medicine complementari.
Pubblicazioni nelle pagine web: www.paolobellavite.it . email paolo.bellavite@univr.it