l’approccio della Medicina non Convenzionale più usata dagli italiani ad una patologia stagionale molto diffusa
I dati sconfortanti parlano chiaro: un italiano su cinque soffre di allergia , la sola rinite allergica stagionale interessa il 15 % del paese, 5 milioni di italiani affetti da asma bronchiale, 1500 decessi all’anno, 25.000 ricoveri ospedalieri, il 10% dei bambini colpiti da questa che è la più frequente malattia cronica infantile.
I dati continuano con i costi sociali che sono di 2500-6000 euro a paziente all’anno, 630 milioni di euro all’anno per i paz dai 20 ai 44 anni di età = 0,05 % del PIL (2000).
Ai convegni nazionali di pneumologia si lanciano allarmi sullo scarso controllo della patologia e sulla scarsa compliance dei pazienti alla terapia.
Nonostante l’utilizzo di farmaci di sintesi di indiscussa efficacia il risultato della battaglia contro questa patologia così invalidante si sta dimostrando meno efficace del previsto.
La causa di tutto ciò viene addebitato al paziente, che viene accusato di non attenersi alle prescrizioni e di fare esagerato e inopportuno uso di broncodilatatori al bisogno.
Ma anche tra chi segue invece le raccomandazioni delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Global Iniziative for Asthma (GINA) ci sono percentuali di insuccesso allarmanti: il 60-65% dei pazienti non hanno un miglioramento della condizione di vita.
Peraltro negli ultimi anni, tra gli immunologi è diventato intenso anche il dibattito sul ruolo delle vaccinazioni nei confronti dei due circuiti immunitari, il Th1 (che attiva soprattutto i linfociti T citotossici) e il Th2 (che attiva i linfociti B e gli anticorpi).
Sulla rivista Immunology Today è stato scritto senza mezzi termini che il notevole aumento delle allergie registrato in Occidente è da addebitare alla scarsa attivazione del sistema Th1 e all’aumentata esposizione ai vaccini che inducono una risposta di tipo Th2.
In un recente congresso mondiale di allergologia tenutosi a Vancouver si è confermato che il mondo scientifico sta andando nella direzione della interpretazione dell’allergia come una espressione di eccesso di difesa dell’organismo, piuttosto che un suo difetto.
Sappiamo che tutti hanno una reattività allergologica di base costantemente modulata. Il soggetto allergico è una persona che per svariati motivi, perde la capacità di regolare le corrette risposte cellulari che consentono ad ogni individuo di tollerare efficacemente tutto ciò che lo circonda. Chi è sano, non sviluppa allergie perché mantiene attivo un meccanismo di protezione importante attraverso una continua regolazione cellulare. Chi si ammala la perde ed è incapace di proteggersi. Qualcosa sta cambiando dentro di lui e l’organismo lancia segnali che dobbiamo essere in grado di leggere ed interpretare. Scopo della terapia sarà quello di ritrovare l’equilibrio rieducando l’organismo alla tolleranza nei confronti dell’ambiente circostante e degli allergeni corresponsabili dei sintomi.
In un contesto tale, l’approccio omeopatico teso a guarire e non solo a curare una patologia cronica come il terreno allergico con tutte le sue varianti dalla rinite all’asma, trova spazio per una disamina più approfondita in quanto propone risultati più sostenibili e promettenti.
Il campo delle allergie è uno di quelli dove l’omeopatia ha evidenze testate e documentate da studi clinici. Il primo, pubblicato su the Lancet è di un omeopata inglese, il dottor Reilly che somministrò dosi omeopatiche di allergeni ad un gruppo di pazienti confrontati con un altro trattato con placebo. Al termine dell’esperimento si riscontro che i parametri di flusso e di capacità respiratorie e quelli di reazione all’istamina erano migliorati nel gruppo sottoposto al trattamento mentre c’era stato un lieve peggioramento tra coloro che assumevano il placebo. Ripetuta da una equipe di studiosi israeliani la prova diede gli stessi risultati.
Questi risultati giustificano pienamente l’editoriale di Lancet che affermò di trovarsi davanti ad un bivio: o ricusare i metodi classici di valutazione del medicinale (studio clinico in doppio cieco randomizzato contro prodotto di riferimento), o ammettere l’efficacia dell’omeopatia. Consideriamo inoltre che in questi tipi di studi non venne rispettata la corretta metodica di similitudine omeopatica che dà i risultati migliori.
La Medicina Omeopatica ha come ideale terapeutico la restituzione della piena salute al malato in modo rapido, dolce e permanente, pertanto non ricerca esclusivamente la soppressione dei sintomi locali ma è volta al miglioramento dello stato generale dell’individuo.
La terapia Omeopatica presenta differenze profonde con la terapia farmacologia classica, non avendo i rimedi effetti antimicrobici o antagonizzanti, né azione sostitutiva ma possedendo un’azione stimolante specifica sull’organismo: il medicinale omeopatico farà reagire gli organismi che gli corrispondono in base al principio di similitudine, si può quindi ipotizzare che siano coinvolti fenomeni qualitativi che agiscono indipendentemente dalla nozione di quantità.
Le possibilità terapeutiche dipendono dalla corretta scelta del rimedio e dalle capacità di ripresa dell’organismo (“omeodinamica”o“energia vitale”).
Al contrario di quanto si crede, l’omeopatia agisce rapidamente ed efficacemente sulle malattie acute, ma dove esprime la sua notevole potenzialità è nelle malattie croniche, laddove le cure convenzionali hanno fallito, non esistono o sono rimaste statiche, laddove sono controindicate o non tollerate.
L’attuale diffondersi dell’Omeopatia coincide con l’esaurirsi della “parabola microbiologica”, che con l’introduzione dell’antibioticoterapia e l’uso delle vaccinazioni di massa ha costituito una pietra miliare della storia della medicina ma che ora sta cedendo il passo a discipline che considerano l’organismo nel suo insieme, come la PNEI o psico-neuro-endocrino-immunologia. Questa prospettiva è in accordo con l’emergere in ambito filosofico-scientifico del paradigma sistemico, che analizza i fenomeni dal punto di vista della loro rete relazionale, piuttosto che come risultato del gioco deterministico di cause e di effetti del paradigma meccanicistico newtoniano-cartesiano.
Proprio dalla fisica, non a caso, provengono alcune suggestioni per tentare l’interpretazione degli enigmi dell’Omeopatia, mentre la chimica continua a scontrarsi, comprensibilmente, con il problema della quantità di sostanza.
L’omeopatia osserva come il singolo paziente si difende nei confronti di un processo morboso, perciò l’ideale terapeutico è individuare il rimedio che nella sua totalità, rispecchi tutte le caratteristiche soggettive di quella persona.
Di fronte alla reazione immunitaria esagerata di difesa all’incontro con sostanze generalmente innocue non tutti gli allergici hanno le stesse reazioni, ognuno ha sintomi che gli sono peculiari. Per uno stesso tipo di allergia alle graminacee, ci saranno oculoriniti, dermatiti o crisi asmatiche che ognuno manifesterà con modalità soggettive: congiuntivite con occhi rossi, quella con occhi lacrimanti e una lacrimazione che può essere liquida e irritante oppure più densa e collosa.
Di ognuna, poi vanno racolte le modalità: se migliorata dal caldo, dal freddo o quando si mangia, con una pignoleria che può sembrare ossessiva, per costruire un identikit che illustra come manifesta la sua sintomatologia quel dato paziente. Cioè la INDIVIDUALITA’ DEI SINTOMI.
Nella pratica clinica omeopatica, il medico dopo aver formulato la diagnosi del malato (ovvero il quadro dei sintomi patologici caratteristici per ogni singolo caso) contestualmente alla o alle diagnosi nosologiche tradizionali, somministra il rimedio i cui sintomi sperimentali siano più simili ai sintomi peculiari con i quali il malato esprime la sua malattia: la terapia è quindi personalizzata ed individualizzata (individualità del malato e del medicinale).
Tra i rimedi più utilizzati nella rinite per esempio troviamo:
ALLIUM CEPA: starnuti continui e violenti con abbondante secrezione nasale acquosa e irritante il naso e il labbro superiore, lacrimazione non irritante e netto miglioramento all’aria aperta.
BRYONIA ALBA: dopo esposizione al freddo umido, inizio lento con occhi arrossati, starnuti, sacrezionale nasale acquosa, cefalea, sete intensa e tendenza a raggiungere le prime vie respiratorie con tosse seca e dolorosa.
EUPHRASIA: crisi di starnuti con abbondante secrezione nasale acquosa ma non irritante, intensa lacrimazione irritante occhi e palpebre con peggioramento notturno e all’aria aperta.
NUX VOMICA: inizio improvviso dopo esposizione al freddo secco, starnuti specie al risveglio e dopo i pasti, chiusura alternata delle narici con secrezione acquosa, brividi di freddo, irritabilità, miglioramento all’aria aperta e peggioramento notturno.
PULSATILLA: rinite già definita con intensa secrezione giallastra non irritante specie al mattino, ostruzione nasale, netto peggioramento con il calore sotto qualsiasi forma e miglioramento all’aria aperta.
SABADILLA: frequenti crisi di starnuti con abbondante rinorrea e lacrimazione acquosa irritante il naso e gli occhi, prurito retro faringeo, dolori frontali, arrossamento oculare, netto aggravamento con il freddo e miglioramento con bevande calde.